Savignano sul Rubicone ■■

SavignanoPonte


Bruno Sacchini ■■

Bruno Sacchini

[ultimo aggiornamento: 22/10/2016]

Bruno Sacchini ha vissuto a Mercato Saraceno fino alla prima adolescenza, quando la famiglia si è trasferita a Savignano. Da allora è sempre vissuto in questa città. Per molti anni ha abitato in centro, poi si è trasferito in una bella villa sul colle di Castelvecchio, dove vive tuttora.

Il dialetto di Savignano l'ha imparato fin da da giovane, vivendo quotidianamente a contatto, anche per ragioni di lavoro, con i suoi concittadini che si esprimevano in dialetto. Grazie a questa frequentazione ha raccolto, prima nella sua memoria e poi nei suoi appunti, un prezioso tesoro lessicale, che alcuni anni fa ha prodotto una prima pubblicazione: Paróli, ròbi e dét d'una vólta. Fra l'Eus e e' Rubicòun o lè datònda (Santarcangelo, Fara, 2000).

Questa ricca documentazione lessicale ha riscosso un incoraggiante successo, e Sacchini, negli anni successivi, ha continuato a raccogliere materiale, aggiungendo nuovi lemmi e integrando quelli già presenti. Questa ulteriore ricerca ha fornito il materiale per una seconda edizione, quasi tre volte più ampia della prima. Il titolo della nuova edizione è Dizionario di Dialetto Romagnolo. Come si parla e si scrive a Savignano sul Rubicone e dintorni. Per entrambe le edizioni si è avvalso dell'aiuto di alcuni validi e autorevoli collaboratori. Una scheda a cura di Bas-ciân si trova su «la Ludla» di Maggio 2016, pp. 4-5.

Inventario vocalico

Le registrazioni riportate qui di seguito hanno principalmente lo scopo di integrare il testo della seconda edizione della ricerca lessicale di Sacchini, che dovrebbe essere pubblicato a breve.

Il dialetto di Sacchini ha 15 diversi elementi vocalici accentati, e precisamente 11 monottonghi e 4 dittonghi. Nelle registrazioni si sono messe assieme le parole o le espressioni in cui si trova il medesimo fonema.

L'autore è consapevole dell'esistenza di alcune opposizioni che rendono così ampio l'intentario vocalico (si veda più avanti), ma allo stesso tempo desidera adottare una grafia semplice e intuitiva, che renda il testo accessibile a chi conosca solo i grafemi dell'italiano. Per questa ragione egli ha scritto il proprio dialetto limitandosi ad adottare i 7 grafemi <a, i, u, è, é, ò, ó>, combinando alcuni di questi per rappresentare i 4 dittonghi, che scrive <òi, éi, òu, óu>. Così facendo egli distingue graficamente 11 fonemi su 15. Per le altre distinzioni bisogna affidarsi all'ascolto, e qui si inserisce l'esigenza di integrare con opportune registrazioni.

La ragione per cui 4 fonemi non vengono distinti graficamente è che essi si distinguono da altri fonemi analoghi dal punto di vista quantitativo. In particolare le vocali che l'autore scrive <è, é, ò, ó> possono essere brevi o lunghe. Si veda, a questo proposito, il commento alle voci <bòta, cór, lèz, mòs, quèl, sèl> nella seconda edizione. Per distinguere la quantità di queste vocali bisognerebbe introdurre opportuni diacritici, ma s'è già detto che l'autore ha deciso di non complicare la grafia. Qui di seguito, per distinguere le vocali brevi da quelle lunghe, si esprimono graficamente queste ultime raddoppiando la vocale: <èe, ée, òo, óo>. In tutti gli altri casi si usano gli stessi grafemi (o i digrammi) impiegati dall'autore.

NB: Nelle trascrizioni in italiano si trovano delle note alfanumeriche, fra parentesi quadre, che rimandano ad altre parole ed espressioni, contrassegnate dalla medesima nota, con cui costituiscono coppia minima.

a

La vocale che Sacchini scrive <a> si può sentire, ad esempio, nelle espressioni corrispondenti alle seguenti:

«il gatto, i gatti, il cavallo, i cavalli, il sacco, i sacchi, un anno, due anni, il ragazzo, i ragazzi(*), è grande (2 volte)»

(*) Ma per il plurale esiste anche la variante con é (vedi)

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i

Ecco alcuni esempi in cui si trova la vocale che l'autore scrive <i>:

  • «la chiesa (2 volte), prete, la pecora»
  • «i merli, mi fanno male i denti»
  • «il paniere, il barbiere»
  • «sono bianchi (2 v.), bianchi»

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u

Alcuni esempi per la vocale che l'autore scrive <u>:

  • «il cuoco, il fuoco, è di fuori»;
  • «sono nuovi, sono morti»

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èe

  1. «il letto [1a], è nel letto [1a], va nel tuo letto [1a], mio fratello, una cosa (lett. "covelle") [1b], dammi quella cosa [1b], mi brucia la pelle, s'è rotta la sella»;
  2. «il palo (3 volte) [5a], palo [5a], mi fa male [5b], è di là nella sala, la barca»;
  3. «il pane, ho fame (due varianti, con "n" e con "m"), il banco [5c]»;
  4. «il richiamo [5d], richiamo (2 volte) [5d], è bianco»;
  5. «il cane, fallo pagare».

In alcune parlate contigue nelle serie successive alla prima (cioè ai punti da 2. a 5.) si trova un dittongo che molti autori scrivono àe e che si oppone al monottongo èe, tant'è che «sala» e «sella» costituiscono una coppia minima. Ma nella maggior parte dei dialetti che si incontrano lungo la Via Emilia, fra Cesena e Rimini, l'opposizione fra questi due fonemi s'è neutralizzata, e si trova solo èe.

Si trovano poi situazioni intermedie, nelle quali la neutralizzazione è avvvenuta solo in alcuni contesti fonetici. In particolare ci sono diverse parlate nelle quali il dittongo àe non si trova dopo le consonanti palatali (serie 4.), e anche alcune parlate (più rare) che non presentano il dittongo né dopo una palatale (serie 4.), né dopo una velare (serie 5.). Alcune di queste situazioni intermedie si trovano ad es. nel territorio di Bellaria-Igea Marina (vedi).

Nella parlata di Sacchini si colgono tracce della presenza di un dittongo nelle serie 2. e 3., ed è possibile che la situazione attuale sia l'esito di una recente neutralizzazione, iniziata probabilmente a partire dal contesto post-palatale e post-dorsale, per poi estendersi a tutti i contesti. Si tratta comunque di oscillazioni, che non consentono più di definire un'opposizione fra i due fonemi.

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è

«il cassetto [6a], è secco [6b], voglio quello [1b], il pesce [6c], c'è puzza di pesce [6c], una lettera, una fetta [6d], l'ho letto [1a][6e], hai letto...? [1a][6e], la penna, una penna»

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ée

  • «ho la febbre, vanno a mietere, è dolce come il miele [2][5b], l'erba, il merlo, s'è perso»;
  • «gli voglio bene, il veleno, c'è un sacco di gente, mi fa male un dente, c'è un gran vento, trema, lui trema»;
  • «i pali (2 v.) [5a][10][11], ho tutti i mali [2][5b], un cucchiaio di miele [2][5b] fa passare tutti i mali [2][5b], i banchi [5c], i richiami [5d]» 

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é

  • «va dritto, sono in mille [2], mille [2] lire (lett. "franchi") (2 volte), la nebbia è fitta [6d], lo voglio mettere, c'è puzza di piscio [6c]»;
  • «i cassetti [6a], sono secchi [6b], i pesci [6c], i miei fratelli, andate a fare i letti [6e], i letti [6e], quei ragazzi (*), sono grandi» 

(*) Esiste anche la variante uguale al singolare

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òo

«gli ha dato una botta [3a], è cotto, il collo, il fosso, una botola, il rospo (2 volte), (io) la so [3b]»

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ò

«la bótte [3a], bótte [3a], è rosso [7a], è rotto [7b], s'è rotto [7b], è sotto [7c], la camicia è sotto [7c], è lassù (2 volte) [3b], sta' lassù [3b], lassù [3b]»

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óo

«il cuore [4], è nuovo, il morto, la scuola, la suora [12], s'è fatto un brutto nome»

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ó

  • «è brutto, lui corre [4], corre [4], la camicia è asciutta (2 volte) [7c], fumo, il fiume»
  • «sono rossi [7a], sono russi [7a], sono rotti [7b], sono cotti, i fossi» 

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òi

  • «la candela (3 volte), una mela, il pelo (2 v.) [8][10], la bottega, la sera, lo posso avere, averne, lo posso sapere, si può sapere»; 
  • «la catena, la vena, le vene»;
  • «mia cugina, la farina, la gallina»;
  • «mio cugino (2 v.), i miei cugini, il mio cuscino, il mulino, il vino, San Marino»
  • «loro sono in 20, ha vinto, è dentro»

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éi

«il mio amico, amico, il filo, i peli (2 volte) [8][11], si può finire, si può morire, lo voglio sentire, questi gatti sono tre, tre (masch.) (2 v.)»

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òu

  • «la coda (2 volte), il fiore (2 v.) [9a], il dottore [9b], è sopra [12], sono stati loro [9c]»;
  • «il padrone [9d], il limone, il conto (2 v.) [9e]»

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óu

  • «il buco, è nudo, i fiori (2 v.) [9a], i dottori [9b], è stato lui [9c], lui (3 v.) [9c], questi gatti sono due»;
  • «dammene uno, noi (4 v.), i padroni (3 v.) [9d], i conti [9e]»

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